E' triste leggere la lettera di un ragazzo ventunenne che ha perso ogni speranza nel futuro, ha lasciato lontano da sé ogni illusione e non cerca più lavoro. A quanto pare non è il solo, perché l’Italia risulta il Paese con la più alta percentuale di giovani fra i 15 e i 24 anni che non solo non hanno lavoro, ma tristemente hanno smesso di cercarlo e neanche studiano. Li chiamano Neet e rappresentano il 20% del totale, rispetto alla media UE dell’11,5% e della Germania che è al 6,6%. Neet (Not in employment, education or training) sembra quasi un ricordo del passato, quando negli anni 80’ c’erano i Nerd, quei ragazzi con gli occhialoni, costretti all’asocialità; i Neet differiscono per l'essere dei ragazzi impantanati, non riconoscibili fisicamente ma che sentono vivo l’odore dell’emarginazione sociale, senza possibilità di viaggiare, con i sogni sospesi, rischiando di rimanere privi di futuro. Negli Stati Uniti a tenere i ventenni lontani dal mercato del lavoro sarebbero i videogame, talmente travolgenti da creare una sorta di dipendenza. Gli stessi giovani sono contentissimi così, senza stipendio, ma a carico di mamma, papà o nonna. Tuttavia in America il mercato del lavoro è in fermento e la disoccupazione ai minimi. Da noi invece la realtà è diversa e anche le pensioni dei nonni sono finite. Noi siamo il Paese in cui il numero di lavoratori autonomi è fra i più alti d'Europa (più del 22,6%): bisogna inventarsi un lavoro per sperare di averlo, con tanta fantasia. Perché è una triste strada in salita per coloro che provano a cercare il primo lavoro. Magari ti chiedono quante esperienze hai fatto e qui emerge una sola certezza, nella quale siamo tra i primi in Europa: conquistare il posto tramite una conoscenza diretta o indiretta. Sia chiaro, non è un delitto, ma se non sei competente, se il tuo curriculum è finto o inesistente, se il tuo primo pensiero non è sporcarti le mani, stai rubando il posto ad un’altra persona, con la conseguenza di abbassare il livello generale, già non eccelso. Il massimo a cui si può aspirare è il miraggio di un lavoro atipico e precario nella migliore delle ipotesi, con la certezza di uno stipendio minore del 60% rispetto ad un sessantenne (e poi magari ti dicono di fare figli…). E se sei in gamba ricordati di non farlo notare troppo, almeno nel primo periodo, cerca di simulare un po’ d’incapacità perché la tua bravura non ti sarà perdonata. Non avere l’illusione di fare ciò che ti piace. Cercheranno di spostarti in altra mansione anche se ciò sarà meno stimolante e magari sarai meno produttivo. Di chi è la colpa? Di chi continua a non pensare ai giovani, di chi non ha capito che questa anomalia molto nostrana l’abbiamo alimentata noi, di chi non guarda mai al futuro, di chi non scommette su un Paese migliore, quello che sceglie di aiutare chi è rimasto indietro.
Pensatore intermittente , sempre condizionato dal cuore , vincolato da un incurabile senso di giustizia. Ha vissuto una vita divisa fra la passione per la politica e la concretezza dell’impegno lavorativo. Ha ricoperto diversi ruoli politici che gli hanno permesso di provare a mettere in pratica le sue idee facendolo scontrare con i muri dell’indifferenza e dell’individualismo. Ora fa l’opinionista per una rivista on line, Perugia Today, come osservatore vicino e distante rispetto al mondo che ci circonda. .
All author posts